La realtà è più forte dell’ideologia ed è così che l’energia nucleare è tornata prepotentemente a far parlare di sé. La congiuntura internazionale che vede, da un lato, il protrarsi della guerra in Ucraina e una grave instabilità dell’intero quadrante mediorientale e, dall’altro, i crescenti impegni sulla riduzione delle emissioni climalteranti, impone alla politica di essere pragmatica e capace di superare la debolezza europea sul piano degli approvvigionamenti energetici. Pace e benessere – e quindi le fondamenta sulle quali l’Unione Europea è nata e si regge – dipendono anche e soprattutto da come la transizione energetica verrà risolta. D’altro canto, le energie rinnovabili, sulle quali abbiamo giustamente puntato, presentano alcuni limiti strutturali in termini di scarsa capacità di programmazione, intrinseca variabilità e intermittenza e difficoltà di stoccaggio. E non possiamo chiuderci dentro un ambientalismo ideologico che, con il pretesto di tutelare la natura, danneggi l’uomo. Come sostenuto da papa Francesco nella sua enciclica Laudato si’, è certamente un nostro dovere proteggere l’ambiente, ma «un ritorno alla natura non può essere a scapito della libertà e della responsabilità dell’essere umano». La sostenibilità non può, quindi, essere solo ambientale, ma deve essere anche economica e sociale. Il nucleare risponde a entrambe le necessità.
Una filiera da valorizzare
In Italia il dibattito sul nucleare ha vis- suto alcuni momenti di grande scontro, a partire dalla chiusura delle centrali avvenuta a valle del referendum del 1987 e confermata con un secondo referendum nel 2011. Ora però il clima sembra cambiato. Famiglie e imprese hanno toccato con mano gli effetti della crisi energetica del 2021-’22 e non vogliono tornare a pagare bollette insostenibili. Certamente permane in molti la “sindrome Nimby”, per lo più indotta dal disastro di Cher- nobyl, ma da allora la tecnologia ha fatto passi da gigante sia in termini di impatto ambientale che di sicurezza.
L’Italia, tra l’altro, vive un apparente paradosso: pur non producendo energia nucleare, ha un primato globale nella ricerca teorica e nello sviluppo tecnologico. Basti pensare all’eccellenza rappresentata da Ansaldo Nucleare, che ha realizzato impianti nucleari ovunque nel mondo, o da nuove realtà industriali quali Newcleo, recentemente selezionata dall’Unione Europea tra le aziende strategiche per un nucleare pulito di ultima generazione. È in quest’ottica che il go- verno Meloni ha lanciato la Piattaforma nazionale per un nucleare sostenibile, per definire i passi perché l’Italia e la sua filiera di settore possano tornare a pro- durre energia nucleare.
Se si analizza dunque lo stato dell’arte del nucleare, si comprende come ricorrere a questo tipo di energia porterebbe a una importantissima riduzione delle emissioni. È infatti stimato che un contributo del nucleare pari al 10 per cento del fabbisogno energetico totale al 2050 permetterebbe una riduzione delle emissioni di anidride carbonica tra il 20 e il 30 per cento. Non c’è dunque da stupirsi che l’Unione Europea abbia inserito l’energia nucleare tra le attività economiche ritenute ecosostenibili in ottica di decarbonizzazione.
I passi avanti della tecnologia
Inoltre, le centrali di quarta generazione, sviluppate con reattori molto veloci e dunque capaci di riutilizzare le risorse di uranio, riducono significativamente i rifiuti radioattivi. Si stima che il quantitativo totale di scorie radioattive che saranno prodotte nei prossimi cento anni nel Regno Unito occuperà un volume inferiore a quello dell’intero stadio di Wembley. Inoltre, esistono gli Small e i Micro Modular Reactors, frutto anche della tecnologia italiana, reattori nucleari a fissione grandi come un frigorifero o un garage a seconda dell’utilizzo, in grado di dare energia pulita al sito produttivo di un’azienda energivora o al quartiere di una grande città. Interessante sarà poi capire come verrà sviluppata la ricerca in materia di fusione nucleare. Se infatti tutti i reattori di oggi si basano sulla fissione, si ritiene che tra qualche decennio potremo avere centrali nucleari capaci di mutuare il processo di vita delle stelle, in grado di generare quantitativi di ener-gia enormi e quasi azzerando il rischio di incidenti catastrofici.
La sinistra inseguirà certamente l’ennesimo referendum, nella speranza di rallentare il ritorno dell’energia nucleare in Italia, ma il governo Meloni ha accettato la via della politica, fatta di scelte coraggiose e della capacità di spiegare le ragioni di un passo necessario verso una nuova epoca di sviluppo e sostenibilità.