L’emendamento che “salva” i docenti delle scuole paritarie

8 Lug 2023 | Lavoro, Politica

Presentata alla Camera una proposta per abilitare gli insegnanti delle non statali senza il “concorsone” di Stato, dando loro maggiori certezze contrattuali. Malagola (Fdi): «Un passo importante verso una reale parità scolastica»

Intervista di Piero Vietti, Tempi

Con un emendamento presentato ieri in Commissione Lavoro alla Camera, la maggioranza di governo equipara, nell’ottica dell’abilitazione all’insegnamento, i docenti delle scuole statali e quelli delle paritarie, sanando così una situazione che negli anni era diventata insostenibile. Oggi in Italia ci sono circa 15mila insegnanti nelle scuole paritarie senza titolo di abilitazione. Non per volontà loro, però, perché circa una decina d’anni lo Stato per assumere personale ha fatto soltanto concorsi abilitanti abolendo i percorsi di abilitazione (i vecchi SSIS e Tfa per intenderci).

Questo ha provocato negli anni due conseguenze: lo “svuotamento” delle paritarie, i cui docenti aspettano i “concorsoni” per essere abilitati entrando però nello Stato; e l’aumento della precarietà lavorativa degli insegnanti delle paritarie i quali, non essendo abilitati, non possono essere assunti a tempo indeterminato, ma solo a tempo determinato anno scolastico dopo anno scolastico. Un problema che a sua volta genera altri problemi, dato che la legge dice che «la parità è riconosciuta alle scuole non statali che ne fanno richiesta e che abbiano determinati requisiti, tra cui la presenza di personale docente in possesso del titolo di abilitazione».

Il circolo vizioso che discrimina chi insegna nelle paritarie

Un circolo vizioso che questo emendamento vuole spezzare, spiega a Tempi il deputato di Fratelli d’Italia Lorenzo Malagola, tra i firmatari della proposta: «Il governo sana questa situazione dicendo sostanzialmente che i docenti della scuole paritarie che negli ultimi cinque anni abbiano insegnato almeno tre anni in una scuola paritaria di cui almeno uno nella specifica classe di concorso per la quale scelgono di conseguire l’abilitazione, sono abilitati nella misura in cui conseguono 30 crediti abilitanti anziché 60». È previsto infatti che da settembre partano i nuovi corsi abilitanti, separando finalmente concorso statale e abilitazione: questa norma vuole riconoscere il valore del lavoro dei docenti nelle scuole paritarie agevolandone l’abilitazione.

«Finalmente anche i docenti delle paritarie potranno diventare insegnanti non di una serie cadetta», ha commentato l’avvocato Domenico Menorello, portavoce del network di circa cento associazioni “Ditelo sui tetti”. «Ciò consentirà a gran parte dei 15.000 docenti di approcciarsi a un nuovo mondo, professionalmente parlando. Sono 23 anni che esiste una legge, la c.d. “legge Berlinguer” (L. 62/2000), che definisce il sistema pubblico di istruzione come composto sia dalle scuole statali che dalle istituzioni scolastiche paritarie. Sono 75 anni che l’art. 33, comma 4, della Costituzione impone di “assicurare” alle scuole paritarie “piena libertà e un trattamento scolastico equipollente” a quello “delle scuole statali”. Eppure gli insegnanti delle scuole paritarie non riescono a ottenere nemmeno l’abilitazione».

Tre anni nelle paritarie e 30 crediti

Proprio durante un seminario di “Ditelo sui tetti” il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara aveva promesso fatti concreti per una reale parificazione. Da lì la promozione, incoraggiata dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, dell’emendamento da parte dalle rappresentanze parlamentari, tra cui proprio Malagola. Finisce così il tempo delle scuole paritarie “costrette” dallo Stato ad andare avanti con personale docente appena laureato e impossibilitato ad abilitarsi, finisce il tempo dei docenti discriminati e precari che insegnano negli istituti non statali.

Non solo, proprio perché partirà a settembre il meccanismo ordinario con cui i laureati potranno abilitarsi all’insegnamento con appositi corsi universitari post lauream acquisendo 60 crediti professionali, in attesa che il sistema vada a regime e considerando l’ingiusta discriminazione subita per anni dalle scuole paritarie, si prevede che quest’ultime possano per un periodo temporaneo dimostrare di avere insegnanti con titoli idonei non solo utilizzando docenti abilitati, ma anche docenti con tre anni di servizio.

Dice a Tempi Malagola: «In via straordinaria, per venire incontro alle esigenze di organico di docenti degli istituti paritari, nonché alle esigenze di tutti quei candidati che pur avendo presentato richiesta di iscrizione ai percorsi universitari e accademici di formazione iniziale e abilitazione all’insegnamento non siano riusciti ad accedervi per mancanza dell’offerta formativa, l’emendamento prevede che, per gli anni scolastici 2023/2024, 2024/2025 e 2025/2026 e ai soli fini del riconoscimento o del mantenimento della parità, è considerato valido requisito, in luogo del titolo di abilitazione, l’aver svolto presso le scuole paritarie un servizio di almeno tre anni, anche non continuativi, nei dieci anni precedenti».

Un passo verso la parità scolastica

Una rivoluzione che permetterà a chi sceglie di lavorare in una paritaria di non essere discriminato lavorativamente ed economicamente, e alle scuole paritarie di non vedere per forza fuggire al primo concorso disponibile insegnanti formati da loro. Soprattutto, chiedendo alle paritarie lo sforzo economico di assumere a tempo indeterminato gli insegnanti abilitati, le si fa uscire dalla paradossale situazione di irregolarità che avrebbe potuto costare proprio il riconoscimento di istituto paritario. Nel programma di governo del centrodestra la parità scolastica era uno dei punti fondamentali nel capito sull’educazione, ricorda Malagola: «Andava riconosciuto lo sforzo che le scuole paritarie hanno fatto per garantire servizi educativi di qualità in questi anni, soprattutto durante il Covid, spesso facendo meglio di tante statali. Questa norma dà loro più stabilità».

La parità scolastica è un po’ più vicina, sebbene ancora distante. «Questo emendamento permette di riallineare le condizioni contrattuali tra i docenti delle statali e quelli delle paritarie. È un primo passo di un percorso che il governo intende fare nei prossimi anni. È nostra intenzione intervenire sulla parità scolastica anche per quel che riguarda il tema della fiscalità. La parità si sostanzia in almeno tre elementi: la parificazione del trattamento contrattuale dei docenti, un sostegno alle scuole paritarie e statali – ad esempio con i finanziamenti del Pnrr –, il sostegno a livello fiscale alle famiglie affinché la scelta della scuola sia veramente libera». Un passo per volta.